Neurologo Gallo: “Per sclerosi multipla terapie sempre più incisive”

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La sclerosi multipla è la seconda causa di disabilità nei giovani dopo gli incidenti stradali. Nel mondo si stima che le persone affette da questa patologia siano circa 2,8 milioni, di cui 1.200.000 in Europa e circa 133.000 in Italia (dati Aism). Si tratta di una malattia cronica per cui al momento non esistono cure definitive, ma negli ultimi anni si sono aperte prospettive incoraggianti. “Lo sforzo che i clinici stanno facendo è quello di capire dove nasce il processo neurodegenerativo per poter poi avviare delle terapie sempre più precoci rivolte a rallentare e prevenire la disabilità”. Così Paolo Gallo, professore associato in Neurologia presso l’Università di Padova e responsabile del Centro regionale veneto per la Sclerosi multipla, in un’intervista pubblicata su ‘Alleati per la Salute’), il portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis.  

La visione della sclerosi multipla è cambiata grazie alla ricerca scientifica e all’attuale disponibilità di “nuovi farmaci sempre più efficaci, sempre più incisivi sulla malattia, che sono in grado – sottolinea Gallo – di rallentare il decorso e, talvolta, anche di determinare degli arresti nell’evoluzione clinica”. Per arrivare a queste conquiste, la ricerca procede attraverso le sperimentazioni e lo studio accurato dei dati che provengono dalla pratica clinica relativi alle terapie utilizzate e ai risultati ottenuti, raccolti nei Registri nazionali. Dall’analisi dei Registri è emerso con chiarezza il ruolo essenziale svolto da un inizio precoce delle terapie per migliorare gli esiti riguardo alla prevenzione della disabilità e, quindi, alla qualità della vita dei pazienti, che rappresenta il principale obiettivo da perseguire. In questo contesto, “la sclerosi multipla non spaventa più come in passato – afferma Gallo – è una malattia severa ma il neurologo è impegnato con diversi strumenti farmacologici a fare in modo che questa malattia non diventi grave”, riuscendoci in maniera sempre più frequente.  

Negli ultimi 10 anni – si legge nell’articola – sono stati realizzati nuovi farmaci ad alta efficacia, che possono essere distinti in due categorie, rispetto alla loro modalità di azione. Alcuni di essi sono chiamati ‘sequestranti’, a indicare il fatto che le cellule del sistema immunitario vengono sequestrate nei linfonodi o nel sangue, impedendone quindi l’accesso al cervello. Un altro gruppo di farmaci, i cosiddetti ‘depletanti’, riescono invece a uccidere le cellule del sistema immunitario; fra questi rientrano gli anticorpi monoclonali, che rappresentano una vera svolta in ambito autoimmunitario in generale e in particolare per la sclerosi multipla.  

“Grazie a questi farmaci – sottolinea Gallo – noi oggi siamo in grado di avviare dei percorsi terapeutici a lungo termine, siamo in grado di scegliere terapie sempre più adeguate per quella determinata persona malata, quindi siamo in grado di fare delle terapie personalizzate, e siamo anche in grado di intervenire precocemente quando queste terapie non funzionano”. Infatti, avendo a disposizione più di 15 farmaci differenti, è possibile modificare il trattamento se non comporta buoni risultati o in caso di scarsa tolleranza da parte del paziente.  

L’articolo completo è disponibile su: https://www.alleatiperlasalute.it/salute-20/sclerosi-multipla-nuove-cure-e-impatto-sulla-qualita-della-vita  

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