PEGOGNAGA – E’ arrivata anche nel mantovano l’operazione Trust condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Modena che ha portato alla scoperta di un giro di affari con movimentazioni di denaro per svariati milioni di euro e si è tradotta con dieci arresti, nove ai domiciliari e uno in carcere, nei confronti di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti di bancarotta fraudolenta, riciclaggio, auto-riciclaggio, falso in atti pubblici ed attestazioni, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.
Dalle indagini è emerso che l’associazione criminale operava avvalendosi di due avvocati e di un notaio modenesi, di un ingegnere di Bologna e di due commercialisti (uno di Modena e l’altro di Milano), nonché di alcuni prestanomi che, col pretesto di salvare le imprese, presentavano proposte di concordato strumentali, al solo fine di posticipare la doverosa dichiarazione di fallimento delle società coinvolte. Tra loro anche un 65enne di Pegognaga.
Per quest’ultimo caso la Questura di Modena si è avvalsa dell’ausilio della Squadra mobile di Mantova.
Gli inquirenti hanno spiegato che, quando interveniva il fallimento delle società gestite dagli indagati, l’attivo fallimentare risultava azzerato e le società si presentavano come scatole vuote. Al contempo, sempre grazie alla complessa rete societaria gestita dal gruppo criminale, le risorse così distratte ai creditori venivano reimpiegate in attività finanziarie gestite dall’ex avvocato e dai suoi complici all’estero, e in particolare in Bulgaria. L’operazione è infatti stata denominata ‘Trust’ in quanto uno degli strumenti utilizzati dagli indagati per mettere al riparo i beni di alcuni imprenditori dalle eventuali azioni dei creditori e/o dei curatori fallimentari è consistito nell’istituzione di Trust gestiti da società bulgare facenti capo al sodalizio ed in particolare all’avvocato radiato promotore dello stesso.
Le complesse operazioni commerciali con cui le risorse venivano sottratte alle aziende fallite, spesso non risultavano riconoscibili dai curatori fallimentari nominati dai tribunali competenti, che pur evidenziando nelle loro relazioni delle anomalie non erano in grado di avvedersi di come le singole operazioni esaminate fossero in realtà espressione di un piano finalizzato unicamente a depauperare l’azienda fallita. Ciò anche grazie all’utilizzo sistematico da parte dell’associazione a delinquere di atti di cui veniva falsificata la datazione (contratti preliminari di compravendita, fatture, contratti di locazione commerciale, mandati a vendere, contratti di affitto di azienda) mediante l’utilizzo di un sigillo contraffatto con l’impronta riferibile all’Ufficio Postale di Summaga, piccola frazione del Comune di Portogruaro (Venezia).