SAN BENEDETTO PO – Avevano risalito il Po dal Polesine fino a San Benedetto Po dove la pesca di professione è assolutamente vietata. Ma questo non ha scoraggiato la coppia di bracconieri che hanno calato quasi un chilometro di reti tirando su praticamente mezza tonnellata di pesci di ogni tipo, che hanno poi ammassato nel loro furgone.
Ma proprio in quel momento sono stati colti sul fatto dai carabinieri di Mantova impegnati in una vasta operazione anti-bracconaggio coordinata dai carabinieri del Reparto operativo Soarda, la Sezione operativa antibracconaggio e reati in danno degli animali di Roma, e condotta insieme ai militari di numerose Stazioni di località rivierasche.
In totale 15 carabinieri insieme a 12 guardie ittiche volontarie della Fipsas, la Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee, che sono passati all’azione in due distinte operazioni nei giorni scorsi, seguendo e cogliendo in flagranza quattro gruppi di pescatori di frodo, tutti di origini romene, impegnati in battute illegali di pesca.
I pesci che erano finiti nelle reti a San Benedetto e poi ammassati nel furgone erano in in condizioni igieniche così precarie che il veterinario dell’Ulss Polesana, chiamato poi a valutare lo stato della fauna ittica, una volta che i predoni erano stati fermati, ha disposto che fossero avviati a distruzione perché inidonei al consumo umano.
Altri due gruppi di bracconieri si sono portati fino in Toscana e qui sono stati presi.
Tutto il pesce recuperato nella doppia operazione, circa 800 chili in tutto, è stato posto sotto sequestro: quello ancora vivo è stato subito liberato e ributtato in acqua, quello morto è stato distrutto.
Complessivamente il valore delle sanzioni amministrative che sono state elevate ammonta a 4.500 euro. Ora i controlli si sposteranno anche nella rete di commercializzazione, che sembra essere ben strutturata anche grazie a compiacenti operatori italiani del settore del mercato del pesce fresco.