MANTOVA – Un aumento lieve dei reati nel 2021 di solo lo 0,7% nel capoluogo e uno più marcato in provincia del 7,1%. E’ quanto emerge dei dati della relazione dell’Osservatorio della Legalità del Comune di Mantova, l’organismo con funzioni di raccolta dati della realtà territoriale che riunisce tutti i soggetti che sul territorio si occupano di legalità: dai sindacati ai rappresentanti delle categorie economiche, dal mondo della scuola alle associazioni che hanno a cuore questo tema.
A illustrare i dati stasera è stata l’assessore alla legalità del Comune di Mantova Alessandra Riccadonna durante un incontro a Palazzo Soardi in cui sono intervenuti, tra gli altri, il presidente dell’Osservatorio della Legalità Azzolino Ronconi, il vicario del Prefetto Giorgio Spezzaferri e il sindaco di Gazoldo degli Ippoliti, vice presidente di Avviso Pubblico Nicola Leoni.
Per quanto riguarda i reati, sia a Mantova che in tutta la provincia si è assistito a un aumento di delitti di varia natura. Una costante è l’aumento dei reati informatici e delle truffe informatiche, in costante aumento per quanto attiene il triennio 2019-2021. Altro dato che fa riflettere è l’aumento netto dei reati di ricettazione con +5 casi per la sola Mantova e +22 per la Provincia rispetto all’anno precedente così come le minacce (rispettivamente +7 e +55).
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Ma ancora una volta è il radicamento del fenomeno mafioso quello che emerge da una lettura completa dei dati, incrociata con il report dei singoli episodi delittuosi accadut. Interdittive antimafia, operazioni contro la criminalità organizzata approdate nel territorio virgiliano, confische di immobili parlano molto chiaro di una provincia dove ormai la mafia, in particolare la ‘ndrangheta, si è insediata da tempo.
E oggi la grande preoccupazione è per le grandi quantità di soldi pubblici nei settori finanziati dal Pnrr, obiettivo preziosissimo per le cosche.
La criminalità organizzata opera nel Mantovano solitamente attraverso la rilevazione di aziende in crisi di liquidità mediante disponibilità di denaro frutto di condotte illecite. Le società interessate, nel mantovano, sono quelle legate all’edilizia, al movimento terra e al trasporto su gomma.
C’è poi il ricorso a prestanome per eludere i controlli, evitare interdittive e inserire la propria azienda nella white-list. Nel caso di ciò che è accaduto a Viadana, ad esempio, a seguito di indagini, risulterebbero svariate modifiche di intestatari di aziende che comunque sarebbero riconducibili ai fratelli Riillo. Da registrare anche l’uso sempre più massiccio di reati di natura tributaria per abbattere i costi ed evadere il fisco. Alcuni esempi sono l’occultamento di documenti contabili o il mancato versamento dell’Iva. Esempio di reato fiscale usato abbondantemente ultimamente dalle organizzazioni mafiose sono
le false fatturazioni. Queste possono essere effettuate per evadere le tasse in quanto ogni volta che viene effettuata una fattura falsa, vengono annotati costi più alti e dichiarati utili più bassi. Al contempo però può essere una forma di ottenimento di denaro contante “ripulito” mediante fatture false per operazioni inesistenti.
Queste operazioni di reati fiscali e tributari non sarebbero possibili senza l’uso di intermediari e professionisti che operano alla mercé delle organizzazioni mafiose; si tratta di imprenditori, commercialisti e altri professionisti compiacenti. Un esempio lampante è quello di Redondesco con un imprendtore colluso, secondo l’accusa, il quale gestisce e rileva le varie attività ponendo dei prestanome. Colluso perché di questo sodalizio ricavava rendite tanto da essere chiamato “U miliardariu”.
Altro spunto di riflessione riguarda il concetto di contiguità geografica. Proprio per la sua peculiare posizione geografica di confine, Mantova presenterebbe realtà criminali molto più simili a quelle di Reggio Emilia e Verona. I nomi infatti, coinvolti nelle varie operazioni
tra le due province, si intrecciano e si ripresentano. Abbiamo Famiglie che vengono coinvolte in procedimenti giudiziari a Reggio Emilia i cui nomi si ripresentano in altre in territorio mantovano come è accaduto nel Processo Pesci. Inoltre, il caso di Viadana parla di vicende ricollegabili a soggetti vicini al clan Arena come i Riillo che vengono coinvolti anche nel processo Aemilia. Altro esempio sono i Grande Aracri che hanno la loro sede distaccata dalla casa madre calabrese a Reggio Emilia, ma che vedono ancora Mantova come
terreno fertile per fare affari anche stringendo legami con gli stessi Arena; lo conferma l’Operazione “Taurus” con arresti nei confronti di appartenenti alle famiglie Gerace Albanese-Napoli-Versace (alcuni residenti a Mantova) tra cui un esponente arrestato per episodi commessi in provincia di Verona “in concorso con un gruppo attivo nel mantovano e contiguo ai cutresi Grande Aracri, agli isolitani Arena-Nicoscia oltre che ai Gerace-Albanese-Napoli-Versace stanziati a Verona”.
Oltre alla presenza della ‘ndrangheta, si evidenziano nel territorio mantovano forme di criminalità, gestite per la maggior parte da cittadini stranieri, legate al traffico di droga.