MANTOVA – I dazi alla frontiera statunitense, che dovrebbero entrare in vigore dal 18 ottobre, potrebbero rappresentare una mazzata, oltre che per i formaggi Dop, anche per il settore dei salami e delle mortadelle, molto radicato nel territorio mantovano.
Un danno per prodotti che dal 2015, dopo il superamento di alcune barriere sanitarie, godevano di una crescita a doppia cifra degli invii verso gli Usa e che nei primi 6 mesi del 2019 continuano a segnare crescite importanti. I salami hanno raggiunto le 417 tonnellate (+98,7%) per un controvalore di 4,4 milioni di euro (+106%) mentre le mortadelle hanno registrato 381 tonnellate (+22,7%) per 2,3 milioni di euro (+34,1%).
“In un momento in cui l’export verso i paesi europei sta rallentando queste misure interferiscono con le possibilità di espansione in un paese come gli Stati Uniti, che rappresenta un potenziale molto ampio, oltre ad essere il primo mercato di sbocco extra Ue”, spiega Nicola Levoni, vicepresidente di Confindustria Mantova con delega all’internazionalizzazione e presidente di Assica, l’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, l’organizzazione nazionale di categoria che, sempre nell’ambito di Confindustria, rappresenta le imprese di macellazione e trasformazione delle carni suine.
“Purtroppo il dazio del 25% influirà molto, perché fino ad oggi i salumi avevano un dazio molto basso (0,8 cent/KG), mentre con l’odierno provvedimento ogni spedizione sarà gravata da una tariffa ulteriore pari ad un quarto dell’intero valore del prodotto esportato. Un aumento dei costi considerevole, che ovviamente si ripercuoterà fortemente sul nostro export. La stima è di un rallentamento pari al 80% circa, per un controvalore di oltre 7,8 milioni di euro. Fortunatamente non sono previsti dazi aggiuntivi per i prosciutti crudi stagionati (né in osso né disossati), gli speck e i prosciutti cotti”.