Mantova, da inizio crisi 3500 aziende in meno e 18.000 persone emigrate. E’ la fotografia della Cgil. La calzetteria perde il 40% degli addetti

Mantova, da inizio crisi 3500 aziende in meno e 18.000 persone emigrate. E' la fotografia della Cgil. La calzetteria perde il 40% degli addetti

MANTOVA – Mantova, un territorio che negli ultimi vent’anni ha visto profonde trasformazioni del suo tessuto economico e sociale. 3500 imprese in meno in soli dodici anni, dal 2006 al 2018, aziende sempre più vocate all’export, un tasso di disoccupazione che è triplicato dal 2,9% del 2006 al 2016 per poi scendere al 6,7% attuale e 18 mila persone, soprattutto giovani, che se ne sono andate a vivere altrove quasi sempre per motivi lavorativi.
E’ quanto emerge dall‘analisi che la Cgil di Mantova ha elaborato sulla base di diversi indicatori per vedere quanto la provincia virgiliana è cambiata negli ultimi vent’anni
dal punto di vista economico e lavorativo.
La Camera del Lavoro ha scattato un’istantanea di questo cambiamento incrociando dati estrapolati da diversi studi: la Ricerca sulla Qualità della Vita del Sole 24 Ore, i report annuali della Camera di Commercio, l’Istat e il Rapporto Migrantes.

 

CALANO LE IMPRESE ATTIVE

Un primo dato che dà un’idea del cambiamento del tessuto economico e occupazionale mantovano emerge confrontando i report della Camera di Commercio dal 2006 (prima dell’inizio della crisi) al 2018 (ultimo dato disponibile) e ponendo l’attenzione sulle imprese registrate per settore di attività. Un dato che evidenzia l’emorragia imprenditoriale mantovana passata da 39702 imprese attive nel 2006 a 36193 nel 2018 (-3509): un calo evidente soprattutto nei settori del manifatturiero, del commercio, dell’agricoltura.
In particolare, un confronto fra il 2006 e il 2018 evidenzia una perdita di oltre 1200 imprese attive nelle attività manifatturiere (da 5278 a 4058), quasi 900 imprese attive nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio (da 8919 a 8047). Segno meno anche per le imprese nelle costruzioni che passano dalle 7189 del 2006 alle 5845 del 2018 (-1344). Calano anche le imprese attive nell’agricoltura, passate dalle 9591 del 2006 alle 7693 del 2018: “in questo caso però – spiega il segretario generale della Cgil di Mantova, Daniele Soffiati – la diminuzione di imprese non è necessariamente indicativa di un dato negativo. In un settore a bassa redditività come quello dell’agricoltura, i processi di concentrazione ed efficientamento delle imprese corrispondono a una necessità auspicata dalla stessa Unione Europea”. In controtendenza solo il comparto del turismo e della ristorazione che vede le imprese attive passare da 1517 nel 2006 a 2062 nel 2018 (+545): un dato questo in linea col trend nazionale.

 

SETTORE TESSILE

Sono noti e preoccupanti i dati del settore tessile, le cui aziende sono concentrate nell’alto mantovano e che rappresenta buona parte del fatturato provinciale. “Nel cosiddetto “distretto della calza – precisa Soffiati – in dieci anni hanno chiuso 130 aziende e sono stati spazzati via 4142 lavoratori. Ciò significa che nelle aziende della calzetteria ha perso il posto il 40% degli addetti, mentre nelle restanti imprese del distretto i licenziamenti hanno riguardato il 20% del personale”.

 

LA CRESCITA DELL’EXPORT

Significativo il dato sull’export mantovano: nel 2000 la quota dell’export sul Pil era del 39,8%, mente nel 2019 è arrivata al 56,7% “segno, spiega Soffiati – che negli anni della crisi sono riuscite a resistere meglio quelle imprese con capacità strutturata di export che hanno un mercato non limitato alla sola dimensione nazionale”.

 

POCHE START-UP INNOVATIVE

Quanto alle start-up innovative, sono solo 3,2 ogni mille società di capitale: un dato, quello evidenziato dal Rapporto del Sole 24 Ore sulla qualità della vita, che ci colloca all’86° posto della classifica nazionale.

 

LA DISOCCUPAZIONE

Rispetto al tasso di disoccupazione: nel 2000 in provincia di Mantova era al 3,3%, nel 2006 è sceso al 2,9%, il dato più basso di tutta la regione, poi è salito fino all‘8,7% del 2016 nel periodo più duro della crisi economica, fino a scendere al 6,7% odierno. “Un dato, quest’ultimo – spiega Soffiati- che non deve trarre in inganno perché anche la nostra provincia rientra nel trend nazionale della perdita di ore di lavoro: ben 1 miliardo e 800 milioni in Italia”.

 

IMMIGRAZIONE ED EMIGRAZIONE

Anche i cambiamenti della società influiscono sull’economia e l’immigrazione è uno dei fattori che più sta incidendo su questi cambiamenti. Immigrazione dai paesi in via di sviluppo, ma emigrazione dei nostri cervelli e della nostra forza lavoro. Se il numero di stranieri residenti in provincia di Mantova è aumentato negli anni, passando dai 24045 del 2004 ai 53102 del 2018, con un picco raggiunto nel 2014 (54676), è vero anche che, come sottolineato più volte dalla Cgil Mantova, la nostra provincia è fra quelle che vede i numeri più alti di migranti verso l’estero: i virgiliani residenti all’estero nel 2006 erano 10600, mentre nel 2018 sono diventati 28734 secondo il Rapporto della Fondazione Migrantes.
Un dato inevitabilmente in difetto, visto che il Rapporto tiene in considerazione solo coloro che sono iscritti all’Aire (Associazione Italiana Residenti all’estero). A emigrare sono soprattutto i giovani nella fascia d’età compresa fra i 18 e i 49 anni. In altre parole, le fasce dove si concentra la maggior parte della forza lavoro. Le donne rappresentano il 49,2% del totale iscritti: l’incidenza è più elevata di tutte le province lombarde.