Suzzara, Rsa Boni, 6 milioni e mezzo per rimettere in regola la sicurezza. Il cda: «Procedimento civile nei confronti delle ditte costruttrici»

SUZZARA – E’ una delle punte di diamante della sanità del Basso Mantovano. Eppure ha rischiato nei mesi scorsi di perdere l’accreditamento e di chiudere. Stiamo parlando della Fondazione “L. Boni” onlus di Suzzara protagonista, suo malgrado, di una via crucis burocratica sfociata nelle aule giudiziarie. Circa 6 milioni e mezzo di euro, a spanne, la quantificazione dei danni e delle opere da realizzare per permettere alla struttura (l’rsa Boni2, terminata nel 2014) di tornare ad essere in regola con i profili di sicurezza antincendio. Denaro che ora la Fondazione esige, con un procedimento civile, dalle imprese costruttrici, ree di aver consegnato lavori “non corretti” in termini di sicurezza. Una questione non di poco conto, insomma, che potrebbe anche arrivare a sfiorare il penale. Ma andiamo con ordine.

Nel 2015 il geometra della Fondazione, durante i sopralluoghi per la normale manutenzione degli impianti, scopre alcune lavorazioni non terminate: è solo la punta dell’iceberg. Nel 2017 il consulente antincendio solleva infatti altre problematiche e perplessità. A quel punto la Fondazione incarica un legale per intimare alla direzione lavori di fornire chiarimenti sulle lacune e code di cantiere ancora da completare e, contestualmente, incarica un tecnico accreditato per redigere una perizia che faccia chiarezza sull’effettivo stato della sicurezza antincendio; perizia che arriva nel febbraio 2018. Nello stesso mese il cda della Fondazione avvia il procedimento civile nei confronti della direzione lavori e delle ditte incaricate, cui fa seguito la perizia del ctu del tribunale. E’ a quel punto che emergono, drammaticamente, tutte le mancanze della struttura: prima fra tutte (e alquanto paradossale, a onor del vero), la protezione antincendio della struttura in acciaio, che risulta certificata per l’uso marittimo ma non per quello edilizio; nelle vie di fuga i materiali da costruzione incombustibili non raggiungerebbero il 50% del totale (occorrerà dunque sostituire almeno porte e controsoffitti); nelle canalizzazioni d’aria mancano le serrande taglia fuoco; senza contare poi le irregolarità nella documentazione (non sempre completa).

Per la Fondazione Boni il tempo stringe. Arriviamo a giugno di quest’anno quando l’Ats chiede di documentare la presenza della Scia perchè, in caso contrario, revocherà l’accreditamento. Ma la Scia non c’è, a causa delle carenze nelle certificazioni degli impianti. Per l’rsa il rischio è la chiusura: 160 anziani devono trovare un’altra sistemazione. A luglio interviene la Prefettura, che impone misure alternative per garantire l’incolumità degli ospiti: da lì il presidio notturno dei Vigili del Fuoco, che prosegue fino alla fine di ottobre.

Ora il cda, prossimo alla scadenza, si trova a dover tracciare il cammino per i successori. E non sarà un percorso semplice quello che si prospetta. Il ctu del tribunale non ha quantificato i danni e le opere da realizzare. Ma, facendo i conti della serva, la somma non sarebbe inferiore ai 6 milioni e mezzo di euro. 145mila euro sono già stati spesi per gli avvocati, il presidio dei VVF e le perizie degli ingegneri; altri 200/250mila verranno investiti tra il 2020 e il 2022. Ma si tratta di gocce nel mare.

L’unica notizia positiva è che, con l’applicazione del Decreto Ministeriale 19/3/2015, che prevede una certa gradualità per l’adeguamento della struttura, la Fondazione avrà tempo fino al 2025 per “mettere una pezza” alle lacune rilevate. Altro aspetto incoraggiante è la corretta gestione amministrativa della struttura, che ha permesso negli ultimi anni di ridurre di 2 milioni (sui 6 complessivi) il debito complessivo della Fondazione.

«Il nostro obiettivo è essere chiari prima di tutto nei confronti della cittadinanza – ha commentato il Presidente della Fondazione, Dante Andrao – e, a tale proposito, ribadiamo che la struttura, che non è una stamberga, resta comunque sicura: ciò che mancano sono le certificazioni. Il cda è fiducioso che si troverà una soluzione per ottenere il certificato di prevenzione incendi entro i termini previsti, ma solo con la collaborazione della comunità suzzarese». Ieri la Fondazione ha incontrato le forze politiche di maggioranza e opposizione consiliari, alle quali ha illustrato tutta la situazione.

Nel video, la nostra intervista al Presidente della Fondazione Boni onlus, Dante Andrao.