PEGOGNAGA – Il pegognaghese Serviglio Guandalini, ci tiene a precisare due cose; la prima, che il suo nome va rigorosamente scritto con la “g”, perché l’applicato d’anagrafe che registrò la sua nascita il 19 giugno 1920, poco ferrato in onomastica ha ritenuto di rafforzarlo con la gutturale.
La seconda: si é sempre proposto di sfatare la prerogativa femminile della longevità, visto che nell’entourage della sua parentela parecchie donne hanno sfiorato il traguardo dei cent’anni. Con orgoglio birichino sostiene anche di aver fatto cinque anni delle elementari, tre dei quali però ripetendo la seconda classe, giacché preferiva marinare la scuola non per sola cattiva volontà, ma perché nei primi due anni ha avuto un maestro di origine meridionale che a causa della pronuncia poco comprensibile, gli aveva incentivato la propensione alla svogliatezza.
Cosicché il padre, visto che in famiglia c’era bisogno di un contributo, a completamento della terza elementare l’ha mandato a lavorare. All’epoca la campagna era recettiva, perciò Serviglio si é adattato a fare il bergamino presso vari possidenti agricoli. Il centenario vanta un’altra prerogativa: quella d’aver regolarmente fatto il servizio militare presso il 21° Artiglieria di Padova, ma di non aver fatto la guerra «Semplicemente perché mi sono imboscato!», afferma con orgoglio. Ha però scontato una notte di galera presso le scuole di Gonzaga «Da dove mi ha tirato fuori la maestra Natalina Portioli, presso l’azienda del cui padre Aniceto ho lavorato». L’amore Serviglio l’ha trovato nello stesso condominio – che all’epoca chiamavano casermone – in borgata Finella, in cui abitava e dove a fine settimana venivano organizzate serate strapopolari al suono di armonica a bocca. Crescere insieme, frequentarsi tutti i giorni e innamorarsi di Orfea Zermian é stata una conseguenza naturale, che gli ha permesso di mettere su famiglia e diventare padre di Adriano e Tiziana. A fare gli auguri a Serviglio Guandalini, rimasto indenne da Spagnola, Asiatica, Sars e Covid-19, é andato il sindaco Matteo Zilocchi, che gli ha consegnato il diploma di longevità, nonché un mazzo di fiori, presenti i parenti più stretti in osservanza del distanziamento sociale.
Riccardo Lonardi