SAN BENEDETTO PO – E’ fissata per martedì prossimo 14 luglio la convocazione da parte di Regione Lombardia del tavolo di confronto sui lavori del ponte di San Benedetto Po in cui ci sarà il richiesto incontro tra Provincia e Toto.
E’ un incontro per la verità molto ristretto perchè sono stati convocati solo l’Amministrazione Provinciale, Toto Costruzioni e i due sindaci di San Benedetto Po Roberto Lasagna e quello di Bagnolo San Vito Roberto Penna. Esclusi gli altri sindaci del territorio che avevano preso parte invece al precedente incontro ma esclusi anche i Consiglieri regionali mantovani, cosa che lascia non solo molto amaro in bocca ma pure qualche perplessità.
Perchè un incontro ristretto solo a quattro soggetti quando le conseguenze dello stop del cantiere si stanno riflettendo su un’area molto ampia e perchè non coinvolgere i diretti referenti del politici del territorio mantovano? Si dava abbastanza per certo che non sarebbero stati convocati i referenti del Comitato Vogliamo il Ponte ma perchè escludere le altre istituzioni?
L’incontro deve assolutamente servire a trovare una soluzione per superare le questioni che hanno portato allo stop dei lavori e a dare il via alle citazioni giudiziarie sia da parte di Toto nei confronti della Provincia che il vice versa.
Il bandolo della matassa pare che sia ancora il problema della caserma dei carabinieri di via Chiassi. Il bando per la gara d’appalto prevedeva che la Provincia cedesse a chi si fosse aggiudicato i lavori la proprietà dell’immobile, valutato 3 milioni e 800 mila euro. Cifra che andavano ad aggiungersi ai 30 milioni di euro stanziati dalla Regione.
Toto contesta oggi questo passaggio perchè sostiene che, non avendo Palazzo di Bagno rinnovato il contratto d’affitto con il Ministero, l’immobile ha perso parte del suo valore. L’azienda vuole quindi i 3 milioni e 800 mila euro in denaro.
Dall’altra parte la Provincia ha sempre sostenuto che non si può cambiare un contratto frutto di una regolare gara d’appalto che Toto ha regolarmente firmato. Vorrebbe dire modificare a posteriori un bando di gara, a cui hanno anche partecipato altri soggetti, e ciò è ovviamente vietato per legge.